
Il mio percorso volto a conoscere il Pavimento Pelvico ha incontrato diversi approcci e professionisti, e docenti provenienti dai più disparati campi: Ostetriche, Infermieri, Urologi, Ginecologi, Fisiatri, Fisioterapisti, Psicologi, Colonproctologi, Osteopati.
Quando ho iniziato questo viaggio per scrivere la mia Tesi di Laurea ho avvertito la prima necessità di “paragonare” questi approcci grazie alle testimonianze dei pazienti. Nei diversi reparti in cui ho potuto assistere e partecipare attivamente alla riabilitazione perineale, tra cui l’Unità Spinale, l’Urologia e diversi Consultori del territorio, ho notato molti punti di forza, che mi hanno ispirata a costeggiare - dapprima - quindi intraprendere questa strada; e molti punti che hanno lasciato dei nodi dolenti su cui lavorare, costringendomi a cercare nuove vie per prendermi cura del Perineo Femminile.

Durante i miei studi con Eu Pelvis e alla Scuola Elementale di Arte Ostetrica, ho capito come i protocolli standardizzati e ridotti all’utilizzo di sonde e medicali che avevo visto talvolta applicare, non consentissero se non un sollievo momentaneo, creando un rapporto di dipendenza dal macchinario che avrebbe nascosto, mai risolto, il disagio perineale (seppure io li ritenga degli strumenti spesse volte necessari, ma con il giusto impiego, e ne faccia uso in ambulatorio). Ho capito che ogni Donna è unica, e che è importante spendere tanto tempo ascoltando quanto se ne impiega, doverosamente, lavorando sulla postura, sulla percezione pelvica, sul respiro e sull’equilibrio muscolare. Ho definito, pian piano ma con volitiva consapevolezza, la mia idea di percorso, perché niente venga trascurato o lasciato al caso.
Chi crede che prendersi cura del proprio perineo, anche a scopo preventivo, sia semplicemente dedicarsi a provare i Kegel mentre si stira o guida un’automobile, si sbaglia. Anzi, si danneggia. Chi crede di poter risolvere il proprio disagio pelvico sottoponendosi a un’ora di ginnastica passiva alla settimana, si sbaglia ancora. Per prevenire, alleviare e debellare i sintomi derivanti dalle disfunzioni perineali (e ciò ad intendere che spesse volte si lavora al fine di eliminare la sintomatologia, non la sua causa, evitando con il trattamento conservativo la chirurgia), è necessario lavorare in senso olistico, prendendosi la responsabilità del proprio cambiamento al 100%. Chiunque faccia credere di avere la formula magica per guarire il vostro perineo senza uno strenuo lavoro da parte vostra e una modifica del vostro stile di vita non merita affidabilità. Quanto mangiamo, beviamo, il modo in cui uriniamo o ci sediamo sulla tazza, la posizione che teniamo a lavoro, l’igiene intima, le mutandine che indossiamo, il rapporto che ci consentiamo o neghiamo col nostro corpo sono tutti fattori su cui è fondamentale lavorare se si vuole avere un sano perineo. Ma non gli unici. Ecco, io cerco di focalizzarmi in primis su tutto quello che circonda il perineo, perché silenziosamente (e non sempre) lo nutre o lo danneggia. A volte irreparabilmente. Quindi sarà necessario capire: non si può lavorare su qualcosa che non si conosce. Bisognerà vedere, toccare, percepire. Specchiarsi (ci avete mai provato?).

La contrazione e il rilasciamento muscolare sono fondamentali nella riabilitazione pelvica, il movimento è fondamentale. Ma per muovere qualcosa bisogna prima capire dove sta di casa.
In definitiva, ho capito che ogni Donna ha bisogno di un approccio totalmente diverso, a seconda di come vive la propria vita e di qual è la ragione del nostro incontro. Credo fortemente nell’alleanza terapeutica, senza cui - ad eccezione di rari miracoli - sarebbe impossibile ottenere un risultato. Partire con il piede giusto, quando si parla di perineo, vuol dire essere già a metà dell’opera.
Dr.ssa Jessica Li Gobbi Ostetrica
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